Anche nei luoghi più impensati si possono aprire possibilità inedite quando la produzione artistica incontra lo sviluppo territoriale e i processi partecipativi. Senza retorica e partendo dai sogni delle persone che quei luoghi li vivono
Come abbiamo potuto approfondire nell’ultimo periodo, anche attraverso la moltitudine di progetti scritti per i bandi del PNRR e non, arte e sviluppo territoriale sono tematiche strettamente interconnesse ed il loro rapporto è complesso e ricco di sfaccettature.
L’arte ha un ruolo fondamentale nel plasmare l’identità culturale di un luogo, che a sua volta, influenza il modo in cui quel luogo si sviluppa. È un cerchio, una spinta, un pulsante che mette in moto una visione integrata e a lungo termine di un intero territorio.
Questo è ancora più visibile nelle aree interne, quelle montane, oppure nelle zone marginali.
Un piccolo paese con una forte tradizione di arti visive può attrarre artisti e appassionati d’arte, il che può portare allo sviluppo di gallerie, musei e altre istituzioni culturali. Queste istituzioni possono diventare importanti attrazioni culturali, sociali e turistiche, che a loro volta possono contribuire a guidare lo sviluppo economico e sociale nell’area.
In questo periodo, si parla moltissimo del turismo delle aree interne legato all’arte, ed è per questo che noi di RIFAI vorremmo provare ad essere controcorrente, focalizzandoci sull’aspetto più sociale.
L’arte ha il compito fondamentale di creare luoghi di aggregazione ed innovazione. Ha il compito di guidare i processi partecipativi, rendendoli unici ed esaltandone le differenze. Ha il compito di creare eventi che mettano in luce le tradizioni e le attualizzino. Ha il compito di unire le generazioni, tramite legami invisibili. I progetti artistici basati sulla comunità possono essere utilizzati per potenziare le comunità emarginate e promuoverne la coesione. E ancora, per rivitalizzare gli spazi pubblici, creare nuove opportunità di impegno e partecipazione civica e promuovere un senso di orgoglio e appartenenza.
Ed è proprio sotto questo aspetto che l’arte ha un altro compito di cui spesso non si parla. L’arte è formatrice.
Forma giovani e meno giovani all’inclusività, al rispetto, alla non-violenza. Forma alle differenze e all’osservazione. Forma alla pazienza.
Quando parliamo di aree interne, poi, l’arte diventa uno strumento necessario anche per la rivitalizzazione e la rigenerazione urbana. L’arte pubblica, come installazioni e murales, può aiutare a creare un senso di identità e appartenenza per una comunità, attirando l’attenzione su aree sottoutilizzate e creando luoghi più vivaci e accattivanti.
Ed è con questa visione che sono nati progetti fuori dagli schemi e controcorrente: dal Museo diffuso dell’abbandono, a Forlì, a FabrianoInAcquarello fino ad arrivare ai murales di Cacciano e molto altro. Progetti che hanno saputo fondere arte e territorio creando speranza, integrando persone e ascolto e portando futuro.
La rivitalizzazione urbana non può basarsi solo sull’arte, ma deve essere accompagnata da altre iniziative come l’incremento delle opportunità economiche e culturali, l’educazione, la sicurezza e la qualità dei servizi di base. È un processo in continua evoluzione, che richiede un approccio multidisciplinare ed una partecipazione attiva da parte della comunità.
Ma dopotutto, perché non essere trasgressivi e partire dall’arte per creare un cambiamento?
Articolo di Silvia Spinelli. Appassionata di sviluppo territoriale e ripopolamento, si occupa di progettazione, comunicazione ed organizzazione eventi per le Aree Montane e creazione di iniziative artistiche integrate. Fa parte della Rete RIFAI per la regione Marche. Collabora con l’Associazione InArte e con l’Associazione Università del Camminare.