Nelle aree interne del nostro Paese soffia forte il vento dell’innovazione; ne sono convinti i 28 giovani che hanno partecipato alla seconda edizione del progetto Percorsi Spericolati in Friuli Venezia Giulia
La call pubblicata sul sito di Percorsi Spericolati nel dicembre scorso era una chiara e vigorosa chiamata all’azione per tutti i giovani che sentono, in qualche modo, di voler diventare nuovi agenti di sviluppo territoriale. Dopo il successo della prima edizione, svoltasi nel 2022 coinvolgendo 22 partecipanti, la Fondazione Pietro Pittini ha deciso di ampliare il progetto selezionando 28 aspiranti innovatori delle aree interne. Di certo, non si aspettava di dover scegliere tra più di trecento candidature.
Questo è un vibrante segnale di come, soprattutto tra i più giovani, la promozione e lo sviluppo delle aree interne sia una questione aperta e saldamente legata all’esigenza di trovare nuove modalità di definizione degli obiettivi professionali e delle scelte di vita condivise. Interrogarsi su cosa significhi abitare in aree montane e marginali del Paese, domandarsi quali siano le strade possibili da percorrere per attuare nuovi processi di rigenerazione territoriale e di innovazione sociale, scegliere di aprirsi al mondo e raccontare queste stesse esperienze rendendole note, visibili e contagiose, è un’attitudine che riguarda un sempre maggior numero di persone.
La seconda edizione di Percorsi Spericolati
Tutti diversi e tutti sorprendentemente simili, i giovani spericolati, provenienti da dodici diverse regioni italiane, si sono ritrovati in Friuli Venezia Giulia per il primo training residenziale, dal 12 al 19 marzo. Spostandosi tra Valbruna e Arta Terme, in provincia di Udine, hanno avuto modo di vivere un’intensa settimana di formazione con un dettagliato programma di lezioni tenute da nove docenti esperti in progettazione partecipata, negoziazione collaborativa, comunicazione, storytelling, service design, fundraising e community engagement, arricchito da panel serali di discussione con vari esperti sui temi della rigenerazione territoriale.
Il progetto ha previsto, inoltre, due giornate immersive presso le sette imprese partner che operano nei settori agrifood e dei servizi culturali e turistici. Gli spericolati, suddivisi in sette gruppi di lavoro, hanno potuto conoscere da vicino alcune imprese della montagna friulana e confrontarsi con le specificità del territorio e le esigenze delle comunità in cui operano.
Con la loro sensibilità e professionalità, i giovani agenti di sviluppo territoriale sono stati capaci di scoprire e interpretare i luoghi e le comunità che li hanno ospitati, di intercettare le criticità presenti al loro interno e di fornire, grazie ad uno sguardo fresco e ad un frizzante entusiasmo, nuovi punti di vista e nuove traiettorie per il futuro delle aree interne del Friuli Venezia Giulia.
I progetti per le aree interne
Durante i mesi intercorsi tra il training residenziale e la chiusura di Percorsi Spericolati, i partecipanti hanno lavorato da remoto alle varie fasi di progettazione delle proposte di progetto pensate per le realtà partner. Un lavoro lungo e a volte complesso, per la cui realizzazione è stato necessario che ciascun team, sotto la guida dei rispettivi tutor, ottimizzasse al meglio le energie e le risorse interne coordinandole con la preziosa collaborazione dell’impresa affidata e con vari appuntamenti in videocall.
L’impegno degli spericolati è stato tanto, così come l’emozione che li ha accompagnati durante la presentazione dei progetti presso il Centro Convegni Paolino d’Aquileia di Udine in occasione dell’evento di chiusura svoltosi il giorno 11 maggio 2023 alla presenza di tutti i partner coinvolti. Ogni proposta progettuale, in modo vivace e professionale, è stata capace di trasmettere una profonda elaborazione dell’esperienza vissuta e delle competenze acquisite, una piena padronanza dei temi trattati e una perfetta sintesi tra i bisogni intercettati e la portata innovativa delle singole progettualità.
I progetti presentati hanno spaziato dalla realizzazione di strategie di rebranding, alla creazione di contenuti e prodotti multimediali, al supporto nella gestione dei social media oltre che ad interventi per il coinvolgimento delle comunità locali e per il recupero paesaggistico e sentieristico delle aree montane della regione. Ciascuno di essi è stato capace di centrare uno o più aspetti rilevanti attraverso proposte mirate e innovative, molto apprezzate dall’uditorio e dalla giuria che ha premiato i vari team di progetto con un’apposita menzione speciale.
Ma il più bel riconoscimento sono stati gli applausi fragorosi, i sorrisi e gli sguardi pieni di gratitudine dello staff, le lacrime di gioia di Silvia de Il Miele dei Roncs, lo sguardo orgoglioso di Giuseppe che con la Cooperativa Valcanale gestisce i Musei Tarvisio di Cave del Predil, le parole di Chiara del GAL Montagna Leader, che con commozione ha sottolineato quanto sia importante che il vento dell’innovazione soffi tra le comunità delle aree interne montane.
Visioni di futuro
L’essenza di un progetto come Percorsi Spericolati sono le persone e tutti i luoghi che esse portano con sé, che abitano o sceglieranno di abitare. Dietro queste persone e i rispettivi luoghi ci sono storie meravigliose che in questa spericolata avventura si sono intrecciate, rispecchiate, mescolate, talvolta districate e pacificate. Tali storie, accompagnate dall’inguaribile voglia di raccontarsele, sono l’humus per nuove visioni di futuro.
Parlare di restanza, oggi, per noi giovani e ambiziosi facilitatori delle aree interne, ma anche per chi giorno per giorno vive e sperimenta la complessità di condurre una vita ai margini dei grandi agglomerati urbani, significa riconoscere la possibilità di istituire una nuova pratica etica tesa a presidiare, abitare e rigenerare un territorio, prendendosi cura dei luoghi, delle persone e di sé.
A tali convinzioni, che Luigi Zoja chiamarebbe utopie minimaliste (Chiarelettere, 2021) possiamo oggi associare nuovi nomi, quelli degli spericolati che sapranno realizzare, ciascuno a modo proprio, un piccolo e significativo cambiamento in un mondo che non cessa di mutare. Si chiamano Sebastian, Beatrice, Riccardo, Jade, Jacopo, Sabina, Antonio C., Thomas, Valentina D.T., Raffaella, Sofia, Domenico, Amedeo, Enza, Erica, Elisa, Antonio M., Niside, Francesca, Chiara, Elena, Ilaria, Martina, Sophie, Alessandra, Camilla, Valentina Z., Giacomo.
Se, come scrive Victor Hugo, “c’è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo”, questa siamo certamente noi: “un’idea di cui è oramai giunto il tempo”.
Articolo di Enza Maria Macaluso, socia siciliana di Rifai. Filosofa di formazione, appassionata e studiosa di Estetica, arti e comunicazione, riconduce la sua frequentazione con la filosofia ad un’attitudine per l’educazione lato sensu e al desiderio di perseguire un cambiamento culturale e sociale. I suoi progetti sono legati alla diffusione della pratica filosofica in molteplici contesti, soprattutto in quelli che promuovono processi di rigenerazione territoriale e di attivazione delle comunità.