Dall’unione tra benefici ambientali e cittadinanza attiva nascono le Comunità Energetiche Rinnovabili: andiamo alla scoperta di quella di Ferla, nell’entroterra siciliano
Transizione energetica e nuovi modelli di partecipazione e sviluppo locale sono le opportunità offerte dalla Direttiva Europea sulle energie rinnovabili (Red II) e dal D.L. n° 199/2021, insieme ai fondi del PNRR, che hanno dato via, in questi ultimi anni, alla costituzione di diverse comunità energetiche in Italia. Molte sono concentrate nel Nord e Centro d’Italia, in misura minore al Sud e nelle Isole. Tempo fa abbiamo già parlato delle Comunità Energetiche, di cosa sono e come funzionano, ma oggi vogliamo presentarvi un caso concreto nato proprio in Sicilia: il caso del Comune di Ferla.
Una piccola comunità sostenibile di poco più di duemila abitanti in grado di autoprodurre e distribuire energia elettrica, ma non solo.
Un borgo smart e green
Comune in provincia di Siracusa, “Ferla“, dalla famiglia La Ferla che lo detenne fino al 1392 – passato poi nelle mani dei Paternò, dei Rau e Grimaldi e, infine dei Borgia – si formò attorno al castello, caratterizzato da un complesso di case-grotta e da un intricato sistema di vicoli e stradine e fu abitato sempre da comunità dedite all’agricoltura e soprattutto all’allevamento.
Lo storico comune di Ferla ha accolto, con grande entusiasmo, la sfida di costituirsi come comunità energetica promuovendo “una società più vivibile e sostenibile”, così come si evince dagli obiettivi dell’Agenda 2030.
I progetti del Comune di Ferla
Attraverso il Progetto “CommOn light” con l’installazione del primo impianto fotovoltaico sul palazzo comunale e un’amministrazione decisamente intraprendente, insieme ad alcuni ricercatori dell’Università di Catania impegnati nel progetto Trepesl, ha costituito la prima CER (Comunità Energetica Rinnovabile) siciliana. Associazione di privati, enti pubblici e aziende, rete di co-produttori e consumatori, ha scommesso sulla via ‘verde’ all’energia elettrica, rendendosi parte attiva della transizione energetica in Sicilia e riducendo, allo stesso tempo, i costi in bolletta. Oggi, Ferla è giunta a ben sei impianti fotovoltaici sulle strutture comunali con una potenza totale di 311 kW.
Un passo decisamente importante per l’isola più grande del Mediterraneo vista la quasi impossibilità territoriale di promuovere l’innovazione tecnologica in contesti ben conservati e ricchi di beni culturali in cui trovare un compromesso per non restare indietro in accordo alla normativa tecnica… Non è per nulla semplice.
Comune ‘riciclone’ e Comune ‘rinnovabile’ per i brillanti risultati raggiunti nella differenziazione dei rifiuti per il 75% da Legambiente, Ferla non è solo una comunità energetica ma, al contempo, un laboratorio civico e di economia circolare partito dapprima attraverso la realizzazione delle prime due ‘case del compost’ del Sud Italia e, in seguito, delle ‘case dell’acqua’ per la riduzione dell’uso di acqua in bottiglia. Un borgo ‘green’ e ‘smart’ nel quale si condivide l’energia prodotta da fonte pulita e rinnovabile e dove le parole sostenibilità, recupero e riciclo sono di casa.
Un modello esportabile?
Se guardato anche dalle altre amministrazioni, il caso di Ferla potrebbe essere un esempio virtuoso in grado di trasformare l’isola più a Sud dell’Italia in veste green. Un caso concreto e reale in alternativa alla generazione di energia fossile causa di inquinamento ambientale, instabilità geopolitica e guerre, nonché responsabile delle emissioni di gas climalteranti.
Partecipare ad una CER ed essere un comune green e sostenibile vuol dire assumere consapevolezza dei propri consumi, del proprio stile di vita e degli sprechi ed essere responsabili nei confronti delle risorse del Pianeta; un beneficio ambientale per il quale l’energia più pulita è quella non consumata. Ma vuol dire soprattutto cittadinanza attiva, che costituisce il successo di una comunità resiliente.
Articolo di Luisa Lombardo, dottoranda dell’Università degli Studi di Palermo, Dipartimento di Architettura. Si occupa di progettazione tecnologica sostenibile delle aree interne siciliane del Parco delle Madonie, recupero, valorizzazione, tutela e conservazione dei centri minori. Innamorata della Sicilia, fa parte di diverse associazioni, tra cui il Fondo Ambiente Italiano e Riabitare l’Italia