Energie rinnovabili, valorizzazione delle risorse e creazione di reti: ecco perché le green communities sono un modello per il futuro delle aree interne
Lo avrete sicuramente saputo anche voi: secondo il Collins Dictionary la parola dell’anno è “Permacrisis”, ovvero la sensazione di vivere in un costante stato di crisi interconnesse. Di fronte a uno scenario così complesso, ragionare per compartimenti stagni non è più sufficiente. Bisogna anzi allargare lo sguardo per tenere insieme le risposte alle molteplici crisi che stiamo attraversando. I territori montani e rurali hanno accettato la sfida, abbracciando il concetto di green communities.
Green communities: di cosa si tratta?
Ma cosa sono esattamente queste green communities? Secondo la definizione ufficiale fornita dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie sono comunità locali tra loro coordinate e associate che intendono realizzare insieme piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale.
Bisogna scavare un po’ nelle parole per comprendere la portata innovativa di questa idea. Basta concentrarsi sugli aggettivi “coordinate e associate” per capire che il cuore di una green community è la rete di scambi che va a creare. Perché se come scrive Lupatelli nel suo ultimo libro “nessuna montagna è un’isola” (“La montagna del latte e le altre”, ed. Consulta Librieprogetti), allora neppure i suoi piccoli centri abitati lo sono, né possono sopravvivere da soli. Valorizzando la complessità delle economie delle terre alte, le green communities tessono fili che connettono i Comuni di uno stesso territorio nella direzione della sostenibilità.
Le strategie di sviluppo sostenibile
La creazione di una green community è il chiaro segno una montagna che non vuole arrendersi alle profezie di abbandono e spopolamento, e che anzi vuole avviare un processo rigenerativo scommettendo sulla valorizzazione delle proprie risorse. Le strategie di sviluppo di queste “comunità vive”, come le definisce l’UNCEM, hanno ampio respiro: possono comprendere la produzione di energia da fonti rinnovabili, la gestione integrata del patrimonio naturale, la gestione di servizi di mobilità capillari e la promozione della digitalizzazione. E ancora, il sostegno alle imprese locali e lo sviluppo di un turismo sostenibile. A ogni green community la facoltà di trovare il mix giusto dei diversi ingredienti.
Le green communities tra progetti pilota e nuove risorse
A investire sulle green communities non sono soltanto i territori. All’interno del PNRR sono previsti 135 milioni per finanziare almeno 30 green communities, e l’avviso pubblico per l’assegnazione di queste risorse ha ricevuto ben 179 proposte progettuali. Ne sono state selezionate 35, almeno una per regione: la sfida ora è realizzare almeno il 90% degli interventi previsti entro giugno 2026.
Intanto entrano nel vivo i tre progetti pilota selezionati alcuni mesi fa per studiare la concretizzazione delle green communities: sono le Terre del Monviso, in Piemonte, la Montagna del Latte nell’appennino Reggiano e il Parco regionale Sirente Velino in Abruzzo. Laboratori a cielo aperto che, di fronte alle crisi, si attivano verso il cambiamento.